Recensione Alessandro Masetto – Foto Rose Profeta
Tocca ai veterani Crying Steel (classe 1981), il compito di aprire questo Trident Fest dedicato alle Metal bands bolognesi, e non certo per demeriti o particolari ragioni, ma solo per frutto di una semplice e pura casualità. Questo tipo di spettacolo infatti, oltre che a Verona, verrà proposto anche altrove, e con continui cambi di scaletta nel bill, a rotazione continua; quindi, capiterà che i Crying Steel ,oggi inseriti come gruppo apripista, possano essere gli Headlinear al posto dei Danger Zone o dei Tarchon Fist nella prossima data , e viceversa, senza un ordine gerarchico prestabilito. Sono le 21:30 spaccate (e relativamente presto se consideriamo il giorno lavorativo infrasettimanale), quando puntualmente partono le note di “Hammerfall “, estratto dell’ultimo studio album “Stay Steel”, che nonostante il lockdown forzato di oltre un anno di stop dai palchi, non ha certo arrugginito il metallo dei Crying Steel e nemmeno tolto loro un briciolo di intensità e rabbia! Appaiono tutti in forma smagliante e volenterosi di fare bella figura, dove senza nulla togliere a nessuno, il vocalist Mirko Bacchilega, sempre più sul pezzo e convinto dei propri mezzi, mette in riga tutti, sfoderando una prestazione da vero rocker di razza, dimostrandosi non solo bravo da un punto di vista strettamente vocale, ma anche disinvolto, sciolto e padrone della scena. Quello che stupisce del ragazzo (in particolare), è questa versatilità di riuscire ad adattare la sua timbrica vocale a tutti i brani dei Crying Steel, dove dietro al microfono ci sono stati negli anni parecchi cambi (live e studio), con un compito quindi di notevole difficoltà, e che non riesce congeniale certo a tutti. Naturalmente, i Crying Steele non sono solo Mirko, ma anche e soprattutto Angelo Franchini (fondatore storico e compositore ) al basso, i talentuosi Franco Nipoti e JJ Frati alle chitarre e Luca Ferri alla batteria, che sinergicamente creano questa compattezza e solidità, tipico marchio di fabbrica della band! “The Killer Inside “ ancora da “Stay Steel” prosegue il martellamento metallico, prima del trittico “Let It Down”, “Raptor”, “Next Time Don’t lie”, tutti estratti del loro capolavoro massimo (a mio parere personale) “The Steel Is Back”, e dal quale in scaletta e’ stata imperdonabilmente esclusa “Defender”, uno dei cavalli dei battaglia dei Crying Steel! C’è tempo anche per un nuovo brano in anteprima (che andrà probabilmente inserito nel nuovo album), intitolato “Hell Is Not A Bad Place”, apparso bello tirato e tosto, seguito da “Rockin Train” ( unico pezzo da “ Time Stand Steel”). In chiusura, ci vengono sparate a distanza ravvicinata due bombe storiche; “Running Like A Wolf” (dal primo omonimo EP dell’85) e “Thunderdog” da “On The Prowl”. I Crying Steel sono sinonimo di garanzia e qualità, e anche oggi non hanno fatto sconti, ne’ prigionieri… hanno semplicemente ribadito cosa voglia dire suonare HEAVY METAL con gli attributi!
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